Alleanza Bresciana Salviamo il SSN

Book Cover: Alleanza Bresciana Salviamo il SSN
Alleanza Bresciana “Salviamo il Servizio Sanitario Nazionale“:
  • fondata nel dicembre 2023 da organizzazioni sociali e sindacali bresciane
  • con l'obiettivo  di sensibilizzare e coinvolgere i cittadini bresciani e sostenere le iniziative locali di difesa del SSN e di partecipazione alla realizzazione di vere Case della Comunità

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La conferenza stampa di presentazione dell’Alleanza

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Che cosa si propone l’Alleanza ?

  • Aumentare la disponibilità di servizi pubblici semplificandone l’accesso.
  • Garantire una presenza adeguata di medici di famiglia e degli altri operatori della salute.
  • Ridurre le liste di attesa affinché si possa accedere alle prestazioni nei modi e tempi giusti e senza ricorrere al pagamento di visite ed esami.

Quali sono le organizzazioni fondatrici dell'Alleanza?

ACLI provincia di Brescia; Associazione Marco Cavallo; Associazione Medici per l'Ambiente ISDE Italia – Brescia; ANTEAS Brescia; AUSER Rete Territoriale di Brescia; CGIL Camera del Lavoro di Brescia, SPI Sindacato Pensionati Italiani CGIL di Brescia, Funzione Pubblica CGIL - Brescia; CISL Brescia Segreteria, Funzione Pubblica CISL Brescia, FNP Pensionati CISL Brescia; Connettere Salute; Forum del Terzo Settore di Brescia; Medicina Democratica Brescia; UIL Brescia Segreteria; UNEBA Brescia; UPIA Brescia.

Perché si è deciso di attivare l'Alleanza?

Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), da sempre presidio di giustizia sociale e garanzia per la salute di tutti i cittadini, è oggi “gravemente ammalato” e vive una situazione di profonda crisi che sta mettendo in discussione i principi fondamentali di universalità, di uguaglianza, di equità e di gratuità.

Da molti anni il finanziamento del SSN è largamente insufficiente ad affrontare i bisogni di salute di una popolazione che invecchia ed i costi crescenti della moderna medicina; è stato drasticamente ridotto il numero dei posti letto ospedalieri, soprattutto pubblici; sono state bloccate per anni le assunzioni negli ospedali pubblici, in assenza di investimenti sulla medicina di base e sui servizi territoriali, al contrario fortemente penalizzati; l’errata programmazione del fabbisogno di medici, di infermieri e di altri professionisti della salute, il basso livello della loro remunerazione ed il progressivo svilimento del loro valore sociale hanno portato all’attuale grave carenza di personale nel SSN.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti:

  • liste d’attesa sempre più lunghe anche per accedere a servizi essenziali ed urgenti;
  • carenza di medici di famiglia;
  • conseguente obbligato ricorso di una fetta sempre maggiore della popolazione a prestazioni a pagamento;
  • progressiva espansione della sanità privata, co-finanziata dalla fiscalità generale ma in concorrenza e a danno della sanità pubblica;
  • rinuncia alle cure di moltissimi cittadini che non sono più in grado di sostenerne i costi;
  • carenza di consultori e assenza di servizi per giovani e adolescenti sia per aspetti sanitari che per situazioni di disagio.

Nella Regione Lombardia in particolare:

  • la carenza di presidi sanitari territoriali, che garantiscano una prima risposta ai bisogni delle persone, e le difficoltà di una medicina di base, sempre più sguarnita, soffocata da compiti burocratici e non supportata ed integrata dai presidi territoriali del Servizio Sanitario, sono all’origine di un affollamento dei pronto soccorso insostenibile tanto per chi vi opera che per i cittadini che vi accedono;
  • lo spazio crescente affidato al privato in assenza di una reale programmazione del suo ruolo (che dovrebbe essere di supporto e di integrazione al Servizio pubblico nelle aree di bisogno non coperto) ha dirottato la finalità del Servizio Sanitario dalla promozione e tutela della salute della popolazione alla erogazione di prestazioni acquistabili –dalla Regione e dai cittadini– nel mercato della salute: piegandolo alla logica “commerciale” della sanità ed incentivando impropriamente tra i cittadini il consumismo sanitario;
  • la riduzione degli interventi di prevenzione, la rinuncia ad una reale integrazione con le politiche sociali di competenza sia dei Comuni che del volontariato e la scarsa valorizzazione dei servizi socio-sanitari e delle realtà coinvolte, per lo più riferibili al Terzo Settore, impediscono in particolare una risposta corretta ai problemi posti dal costante aumento delle malattie croniche, del disagio mentale, delle disabilità: persone che hanno bisogno di una presa in cura globale, continua nel tempo e integrata con interventi sociali, non di una serie di prestazioni singole ed estemporanee, erogate da diversi soggetti al di fuori di un progetto unitario e condiviso.

Che cosa è necessario per salvare il Servizio Sanitario Nazionale?

  • Garantire al SSN un finanziamento adeguato, investendo in primo luogo in personale, tecnologie ed organizzazione della sua componente pubblica.
  • Promuovere un piano straordinario di formazione, assunzione e valorizzazione di tutti gli operatori dei servizi sanitari, socio-sanitari e assistenziali.
  • Ridefinire il rapporto pubblico-privato in sanità garantendo al pubblico le responsabilità di programmazione, di governo e di controllo e prevedendo per il privato accreditato un ruolo integrativo e non sostitutivo del Servizio pubblico.
  • Garantire a tutti i livelli una programmazione dei servizi effettuata sulla base di una rilevazione epidemiologica dei bisogni e verificata con i professionisti e le comunità locali.
  • Riconoscere ai Comuni ed alla partecipazione dei cittadini e dell’associazionismo un ruolo centrale nell’elaborazione dei Piani territoriali nonché nel monitoraggio e nella verifica dei servizi.
  • Radicare l’operatività dei Distretti Socio-Sanitari e della Case della Comunità negli ambiti territoriali di riferimento, coinvolgendo i Medici di Medicina Generale e gli altri professionisti della salute in una modalità di lavoro interdisciplinare ed intersettoriale.
  • Garantire la gestione pubblica e partecipata delle Case della Comunità valorizzandone il ruolo di prossimità quali strumenti per facilitare il radicamento dei servizi sanitari nel territorio e l’accesso dei cittadini alla rete dei servizi sanitari, socio-sanitari e sociali.
  • Sviluppare nelle Case della Comunità le funzioni di prevenzione e di presa in cura globale delle persone con malattie croniche, con disagio mentale o disabilità, integrando i servizi sanitari, i servizi socio-sanitari e le politiche sociali dei Comuni, le risorse del volontariato e del vicinato.
  • Promuovere la conoscenza e l’assunzione di comportamenti individuali e collettivi capaci di tutelare la salute, evitando le lusinghe del consumismo sanitario.