Termine del Glossario per l’Assistenza Primaria proposto dal gruppo di lavoro “Primary Health Care” della Consulta Specializzandi SItI
- Definizione
- Modelli di cure intermedie
- Ospedali di Comunità
- Riferimenti bibliografici e normativi
- Spazio discussione
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Definizione
Il termine “cure intermedie” (Intermediate care) è stato introdotto nel 2002 dal Ministero della Sanità britannico per indicare una vasta gamma di servizi integrati capaci di promuovere un rapido recupero dello stato di salute del paziente, prevenire un’ospedalizzazione acuta non necessaria e supportarne la dimissione.
Rientrano tra le cure intermedie le cure subintensive che si trovano a metà strada fra l’intensività assistenziale delle cure ospedaliere e l’estensività assistenziale per la cronicità garantita a domicilio o nelle singole strutture.
Nella letteratura internazionale il tema dell’integrazione tra ospedale e territorio è stato negli anni sviluppato principalmente con due prospettive:
- l’intermediate care, che ricopre tutte le aree di intervento intermedie tra l’ospedale ed il domicilio del paziente e che si caratterizza per il contenuto socio-assistenziale delle prestazioni erogate e per il coordinamento multi-professionale;
- la transitional care, che si concentra invece sulle modalità di raccordo e di passaggio del paziente fra i diversi ambiti di assistenza.
Di fatto le soluzioni non si escludono a vicenda, possono essere presenti entrambi: le soluzioni dell’intermediate care sono principalmente di natura strutturale, mentre quelle di transitional care sono funzionali e riguardano soprattutto il processo assistenziale e il coinvolgimento formale di tutti i professionisti in campo rispetto alla gestione del singolo caso. Entrambi i modelli sono stati sviluppati in un contesto sociale e sanitario che vede come problema emergente l’aumento di prevalenza delle patologie croniche.
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Modelli di cure intermedie
Nel contesto normativo ed organizzativo in costante evoluzione, sono stati progettati e sperimentati diversi modelli di cure intermedie. Tuttavia i servizi integrati, sanitari e sociali, domiciliari e semi-residenziali di cure intermedie, hanno alcune caratteristiche in comune come essere limitati nel tempo (non più di sei settimane) e favorire eventualmente la transizione verso ulteriori forme di residenzialità a lungo termine. Il focus di questi servizi è primariamente la riabilitazione, ma con un’attenzione particolare al self-management e alla patient education. Inoltre, i servizi prevedono un approccio globale finalizzato alla definizione di un percorso di cura individuale (PAI) e l’adozione di un metodo di valutazione interprofessionale con protocolli condivisi.
Nell’ambito della rete dei servizi, alcune delle forme possibili e maggiormente utilizzate di cure intermedie possono essere:
- postacuzie e lungodegenza;
- nursing home (residenza sanitaria assistenziale, casa protetta);
- ospedale di comunità.
Le strutture intermedie sono intese come strutture sanitarie a valenza territoriale idonea ad ospitare pazienti in dimissione da reparti per acuti degli ospedali per i quali è necessario consolidare le condizioni fisiche, continuare il processo di recupero funzionale, accompagnare il paziente con fragilità individuale o sociale nella prima fase del post-ricovero e pazienti provenienti dal territorio per i quali il Medico di Medicina Generale (MMG) richieda un ambiente protetto per attuare/proseguire le proprie terapie al fine di evitare o preparare il ricovero in struttura ospedaliera. Chiaramente per portare a termine lo sviluppo di questi percorsi è necessario favorire l’implementazione di forme di lavoro multidisciplinare.
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Ospedali di Comunità
Il Piano Sanitario Nazionale 2011-13 afferma che il potenziamento della rete assistenziale territoriale si dovrà avvalere della realizzazione di strutture territoriali di riferimento per l’erogazione dell’assistenza primaria (Case della Salute) e di strumenti di continuità delle cure e di integrazione ospedale-territorio, come l’attivazione di posti letto sanitari territoriali (Ospedali di Comunità). L’origine dei Community Hospitals risale alla Gran Bretagna negli anni ’20 –’40 quando i general practitioners (equivalenti dei MMG in Italia) iniziarono ad occuparsi sia della gestione sia dell’erogazione dell’assistenza di queste strutture coinvolgendo la comunità e intensificando i rapporti con i servizi sociali.
I Country Hospital sono piccoli ospedali, perlopiù in zone di provincia, riconvertiti in strutture intermedie fisicamente collegate ai servizi sanitari e socio-assistenziali del territorio, destinati prevalentemente agli anziani affetti da patologie che non necessitano di assistenza sanitaria complessa. In questo senso, il Country Hospital si configura come un modello di struttura sociosanitaria intermedia ad assistenza infermieristica con consulenza medica e si colloca come potenziale anello di congiunzione fra gli ospedali per acuti, la rete delle cure domiciliari e le strutture residenziali per anziani (Residenze Sanitarie Assistenziali, Case Protette o di riposo).
Il DM n.70/2015 intende gli Ospedali di Comunità proprio come una delle strutture intermedie che possono essere la diretta interfaccia tra l’assistenza territoriale e quella ospedaliera. È riservato a quei pazienti che pur non presentando patologie acute ad elevata necessità di assistenza medica, non possono essere assistiti a domicilio per motivi socio-sanitari.
L’Ospedale di Comunità è una struttura con numero limitato di posti letto (15-20) gestita nelle 24 ore dal personale infermieristico, in cui l’assistenza medica è assicurata dai Medici di Medicina Generale e dai Pediatri di Libera Scelta nelle ore diurne e dai medici di Continuità Assistenziale nelle fasce orarie tipiche di questo servizio, mentre la responsabilità igienico-organizzativa e gestionale fa capo al Distretto che assicura anche le necessarie consulenze specialistiche. In questi Ospedali la degenza media prevedibile è di circa 15/20 giorni e l’accesso avviene dal domicilio o dalle strutture residenziali su proposta del medico di famiglia oppure direttamente dai reparti ospedalieri e dal pronto soccorso.
La sede fisica dell’Ospedale di Comunità può essere allocata presso presidi ospedalieri riconvertiti e/o presso strutture residenziali. La scelta dipende sia dalle caratteristiche geografiche e demografiche del territorio che dalle scelte strategiche delle aziende territoriali.
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Riferimenti bibliografici e normativi
- Department of Health, Intermediate Care, Moving Forward. June 2002
- MACIOCCO G. «Le cure intermedie – Lo scenario internazionale. Salute e Territorio» n.201, pp. 299-302, giugno 2014. Disponibile al sito: http://www.formas.toscana.it/rivistadellasalute/fileadmin/files/fascicoli/2014/201/ST_201_intero.pdf [consultato a marzo 2016].
- GUZZANTI E. L’assistenza primaria in Italia. Dalle condotte mediche al lavoro di squadra. Edizioni Iniziative Sanitarie. 2009
- COMPAGNI A., TEDIOSI F., TOZZI V.D. «L’integrazione tra ospedale e territorio nelle Aziende Sanitarie». In Cantù E. (a cura di) Rapporto OASI 2010, Egea, Milano, 2010 pp. 519 – 539
- PEARSON M., HUNT H., COOPER C., SHEPPERD S., PAWSON R., ANDRSEON R. «Intermediate care: a realist review and conceptual framework», Final report. NIHR Service Delivery and Organisation programme 2010.
- FANTINI M.P., PIERI G., ROSA S., CARUSO B., ROSSI A., PIANORI D., LONGO F. «Definire e programmare le Cure Intermedie nella filiera dei servizi per la fragilità e gli anziani: metodi ed evidenze dal caso della Regione Emilia-Romagna», Mecosan 2015 n.93
- SALSI A., CALOGERO P. «Le cure intermedie», Italian Journal of Medicine 2010. 4, 57-62.