Cap. 5 – Il Pediatra di Famiglia

Capitolo del Manuale per Operatori di Sanità Pubblica “Governare l’Assistenza Primaria”

Autori: Paolo Peduzzi e Federica Zanetto

Indice del capitolo:

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Il Pediatra Di Famiglia (PDF), o Pediatra di Libera Scelta (PLS), è il medico a cui compete farsi carico della tutela della salute del bambino e dell’adolescente, garantendo, attraverso una convenzione con il servizio sanitario nazionale, un’assistenza sanitaria territoriale gratuita ai minori di età compresa tra zero e 14 anni.

La pediatria di famiglia è una specificità del nostro servizio sanitario nazionale che prevede, nell’ambito delle Cure Primarie, un medico specialista in pediatria caratterizzato dall’accesso diretto degli assistiti, da un orientamento all’individuo e alla sua famiglia nel contesto sociale e ambientale in cui è inserito, da una continuità dell’assistenza lungo l’arco della crescita e dello sviluppo, dal farsi carico dei problemi di salute sia acuti che cronici coordinando la propria attività con altri professionisti e livelli di cura.

La figura professionale del pediatra di famiglia è stata introdotta per la prima volta nel 1979, affiancandola, nell’ambito dell’Assistenza Primaria, al medico di medicina generale. I successivi Accordi Collettivi Nazionali (ACN) ne hanno caratterizzato il ruolo professionale, prevedendo il diritto e l’obbligatorietà dell’assistenza da parte del pediatra per i minori da 0 a 6 anni, l’estensione dell’età pediatrica ai 14 anni, la possibilità di mantenere il proprio pediatra fino all’età di 16 anni in presenza di particolari condizioni di salute quali patologie cronica o handicap e situazioni di disagio psico sociale.

Nel 2012 i pediatri di famiglia che svolgevano la loro attività sul territorio nazionale erano 7.656 con un numero medio di assistiti per medico di 879 e una copertura della popolazione in età pediatrica di circa l’85%.

Con la progressiva copertura della popolazione in età evolutiva da parte del pediatra di famiglia, si sono create le condizioni per un graduale superamento dei servizi di prevenzione rivolti all’infanzia e all’età evolutiva, come i Consultori pediatrici e la medicina scolastica, e di un’offerta di specialistica ambulatoriale pediatrica non caratterizzata da una specifica connotazione specialistica di II livello.

Una recente indagine di Altroconsumo in otto città italiane evidenzia come la libera scelta del pediatra da parte dei genitori non sia sempre assicurata per la disomogeneità di disponibilità dei pediatri nei diversi contesti territoriali, dovuto anche al meccanismo di calcolo del fabbisogno dei pediatri basato sulla popolazione da 0 a 6 anni, non tenendo conto che la maggior parte dei genitori preferisce fare seguire i propri figli dal pediatra anche negli anni successivi dell’infanzia.

In molte regioni, accanto ai bambini iscritti regolarmente al Servizio Sanitario Nazionale (SSN), i pediatri di famiglia assistono anche i minori senza permesso di soggiorno. Infatti la Conferenza Permanente dei Rapporti tra lo Stato e le Regioni del 29/12/2012 stabilisce che ai minori extra comunitari non provvisti di permesso di soggiorno sia garantita la tutela della salute, delegando alle Regioni la definizione di chi debba fornire l’assistenza sanitaria di base, potendo prevedere l’assegnazione al pediatra di libera scelta.

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La domanda di salute in età pediatrica

In un contesto epidemiologico caratterizzato da bassi tassi di mortalità infantile e nei primi anni di vita, da un’efficace prevenzione e controllo delle principali patologie infettive e delle loro complicanze, dalla prevalenza di bambini e ragazzi che godono complessivamente di buona salute (90%), da un 10% di bambini e ragazzi portatori di patologie croniche, la domanda di salute in età pediatrica si caratterizza per la specificità della fascia di età considerata, collegata al percorso di crescita fisica e psico affettiva, che rende particolarmente importante questo periodo della vita per lo sviluppo di un organismo in buona salute e delle sue potenzialità e per l’acquisizione di comportamenti e stili di vita importanti nel determinare le condizioni di salute dell’età adulta e anziana.

Il tasso di mortalità infantile (2,9 per 1000 nel 2013) e il tasso di mortalità sotto i 5 anni sono tra i più bassi del mondo e hanno subito una costante riduzione negli ultimi anni, per effetto del miglioramento dei percorsi di prevenzione, diagnosi e cura in età prenatale e neonatale; le cause prevalenti di mortalità nel primo anno di vita sono rappresentate dalle condizioni di origine perinatale legate alla prematurità e dalle malformazioni congenite, le cui conseguenze rappresentano il carico più importante di patologia e di perdita di salute in età pediatrica. Negli anni successivi prevalgono i tumori, i traumatismi e gli avvelenamenti.

I tassi di ospedalizzazione in età pediatrica, pur essendo in costante riduzione da alcuni anni, mostrano valori più elevati di altri paesi europei e differenze rilevanti tra le diverse regioni. Nel primo anno di età prevalgono come motivo di ricovero le malattie e i disturbi del periodo neonatale, negli anni successivi le frequenze più elevate riguardano le malattie dell’apparato respiratorio, le malattie dell’apparato digerente e, nell’adolescenza, le malattie e i disturbi muscolo scheletrici.

Le patologie croniche prevalenti sono quelle a carico dell’apparato respiratorio; una prevalenza minore ma un peso rilevante per le condizioni di salute, i riflessi sulla crescita fisica e psico affettiva, gli elevati bisogni di presa in carico e continuità assistenziale, hanno i disturbi neuro evolutivi e della sfera psichica e le malattie rare.

I problemi di salute mentale interessano circa l’8% della fascia di età adolescenziale, dato rilevante in rapporto ai disturbi psichiatrici dell’età adulta; si stima infatti che fino al 50% delle patologie psichiatriche dell’adulto iniziano prima dei 14 anni di età.

Un’area problematica, in grado di interferire con il processo di crescita del bambino e dell’adolescente, è quella riconducibile a problematiche sociali e ambientali difficili che incrociano i contesti familiari, facilitando o amplificando condizioni di fragilità e rischio per lo sviluppo fisico e psico affettivo del bambino.

Esiste quindi una domanda di salute articolata e complessa che interpella il pediatra di famiglia, su più livelli:

  • un livello di promozione della salute e di supporto al minore e alla sua famiglia lungo tutto il percorso di crescita fisica e psicoaffettiva, volto a cogliere precocemente le situazioni di deficit e disagio per attivare interventi precoci, promuovere interventi di prevenzione efficaci, favorire l’acquisizione di comportamenti e stili di vita salutari;
  • un livello di diagnosi e cura delle patologie acute prevalenti in età pediatrica, volto a evitare possibili complicanze e a mantenere la gestione di queste patologie a livello territoriale, riducendo il ricorso inappropriato al pronto soccorso e al ricovero ospedaliero;
  • un livello di presa in carico delle condizioni cliniche e psicosociali complesse, rappresentate dalle patologie croniche, dalle malattie rare, dai disturbi neuro evolutivi e della sfera psichica, da condizioni di fragilità connesse a problematiche socio ambientali.

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Ruolo, strumenti e metodologia di lavoro

Attraverso gli ACN, che si sono succeduti dal 1979 al 2010, e la loro contestualizzazione a livello regionale e aziendale, i pediatri di famiglia hanno progressivamente delineato il proprio ruolo nell’ambito del servizio sanitario e nello specifico del sistema di offerta delle Cure Primarie.

L’attività dei pediatri di famiglia si caratterizza per:

  • offrire, nell’ambito delle Cure Primarie, una tutela della salute completa e coordinata per tutto l’arco della crescita e delle sviluppo;
  • sviluppare un approccio centrato sulla persona, orientato all’individuo, alla sua famiglia e alla sua comunità;
  • garantire le attività di prevenzione, educazione sanitaria e di promozione della salute, in rapporto allo sviluppo fisico, psichico, relazionale, cognitivo del bambino e dell’adolescente nel contesto ambientale e sociale in cui è inserito;
  • gestire i problemi di salute sia acuti che cronici dei singoli pazienti, svolgendo attività di diagnosi, terapia e riabilitazione, con attenzione all’appropriatezza, alla continuità dell’assistenza e al coordinamento con gli altri professionisti delle Cure Primarie e con altri livelli specialistici.

L’espletamento delle funzioni previste dagli ACN si realizza attraverso:

  • la presa in carico del neonato entro il primo mese di vita;
  • le visite ambulatoriali e domiciliari a scopo preventivo, diagnostico o terapeutico;
  • le prestazioni terapeutiche e diagnostiche (ad es. medicazioni, rimozione punti, test diagnostici);
  • le prescrizione di farmaci, visite specialistiche, analisi cliniche e diagnostica strumentale;
  • le proposte di ricovero ospedaliero, i rapporti con le strutture di ricovero e con i centri specialistici per garantire la continuità dei percorsi di diagnosi e cura;
  • l’attivazione dell’assistenza domiciliare e la definizione con i professionisti coinvolti dei relativi piani di assistenza, utilizzando la valutazione multidimensionale;
  • le certificazioni richieste dalla normativa (riammissioni in comunità, idoneità allo svolgimento di attività sportive non agonistiche);
  • la tenuta e aggiornamento di una scheda sanitaria pediatrica individuale su supporto informatico;
  • la disponibilità per gli assistiti di una Carta dei servizi in merito ai compiti, ai doveri e ai diritti dei pediatri e dei cittadini;
  • lo sviluppo e la diffusione della cultura sanitaria, del corretto uso del farmaco, delle tematiche inerenti i comportamenti e gli stili di vita;
  • l’attenzione a scelte assistenziali e terapeutiche appropriate in rapporto alle risorse disponibili.

A seconda dei diversi contesti regionali e aziendali e ai relativi Accordi, il pediatra partecipa con un ruolo attivo ai programmi di vaccinazione dell’infanzia, ai programmi di educazione sanitaria rivolti all’individuo e alla comunità, collabora con altre figure professionali di tipo infermieristico, psicosociale, educativo per l’inserimento in comunità di minori con disabilità ed handicap.

Per garantire un’assistenza appropriata ed efficace, utilizzando in modo efficiente le risorse del Servizio Sanitario Nazionale, il pediatra è tenuto a partecipare ad un’attività di aggiornamento professionale e di formazione continua, finalizzata a migliorare le competenze ed abilità cliniche e la gestione dei problemi di salute che richiedono approcci multi settoriali e multi professionali.

Gli strumenti e la metodologia di lavoro, sviluppati e affinati in rapporto ai diversi ambiti di intervento e problemi di salute, sono i bilanci di salute, le consultazioni e le visite, la presa in carico e il governo clinico dei percorsi di diagnosi e cura.

I bilanci di salute periodici, previsti a diverse tappe dello sviluppo evolutivo, garantiscono con modalità proattiva il monitoraggio della crescita fisica e psicoaffettiva, la valutazione dello sviluppo psicomotorio, la diagnosi precoce dei disturbi neurosensoriali.

I bilanci di salute sono strutturati in modo da prevedere, accanto all’osservazione clinica del bambino, un’attività di informazione e counselling verso i genitori, volta a valorizzare la relazione madre bambino, sostenere le funzioni genitoriali nello sviluppo fisico e psicoaffettivo del bambino, promuovere gli interventi vaccinali efficaci, responsabilizzarli sull’acquisizione di corretti stili di vita.

I bilanci di saluti sono l’occasione per sviluppare una relazione di fiducia tra pediatra e genitori, condividere osservazioni e preoccupazioni sulla crescita e le condizioni di salute, proporsi da parte del pediatra come punto di riferimento con cui affrontare le problematiche dello sviluppo anche nella fascia di età adolescenziale.

Il Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018 dedica particolare attenzione alla promozione del benessere mentale nei bambini e adolescenti, inserendola tra i suoi obiettivi.

Attraverso le consultazioni e le visite ambulatoriali e domiciliari il pediatra affronta le patologie acute, utilizzando nel proprio ambulatorio una diagnostica di primo livello e garantendo una risposta efficace in termini di diagnosi e di terapia alla maggior parte delle richieste di intervento. In questi anni sono stati messi a punto e condivisi tra i professionisti a livello locale percorsi diagnostico terapeutici per le principali patologie, con la finalità di assicurare l’efficacia e l’appropriatezza degli interventi.

Uno degli obiettivi dello sviluppo organizzativo della pediatria di famiglia è di garantire un accesso adeguato alla consultazione pediatrica lungo tutto l’arco della giornata e della settimana al fine di venire incontro alle esigenze dei genitori, limitando un ricorso inappropriato al pronto soccorso, e di ricorrere alla rete pediatrica ospedaliera in casi selezionati in cui sono reputati opportuni e appropriati approfondimenti diagnostici e/o il ricorso al ricovero ospedaliero.

Il governo clinico è lo strumento attraverso cui il pediatra di famiglia assicura la presa in carico dei percorsi di diagnosi, cura e assistenza dei minori con patologie croniche e/o problemi socio sanitari complessi.

Il pediatra di famiglia è in grado di gestire direttamente le condizioni patologiche croniche a prevalenza più elevata, attraverso appropriati percorsi diagnostico terapeutici, condivisi con le pediatrie ospedaliere di riferimento, follow-up programmati ambulatoriali, un ricorso al livello specialistico limitato ai casi più impegnativi.

Per le patologie croniche, accompagnate da disabilità severe e/o che presentano condizioni cliniche ad elevato impegno assistenziale, il pediatra di famiglia collabora con i centri specialistici di riferimento per garantire la definizione di un piano assistenziale e una presa in carico integrata, in una logica di continuità tra i diversi livelli di cura e tra ospedale e territorio. Di tale gruppo fanno parte i minori portatori di disabilità congenite e acquisite, di patologie rare e i minori che presentano condizioni cliniche caratterizzate da patologie gravi/inguaribili eleggibili alle cure palliative.

I problemi di salute mentale, che comprendono disturbi psicopatologici e/o neuropsicologici e disturbi della sfera psico-sociale, si caratterizzano per la complessità dell’approccio in rapporto all’intrecciarsi di problemi diversi (ritardo dello sviluppo motorio e sensoriale, difficoltà relazionali, problemi di apprendimento), che richiedono una collaborazione tra servizi sanitari, sociali e educativi. Il pediatra di famiglia, quale figura di riferimento e di fiducia dei genitori è coinvolto nell’affrontare tali problemi, garantendo la collaborazione ai servizi di neuropsichiatria infantile, ai servizi socio sanitari territoriali e ai servizi educativi.

I contenuti e gli obiettivi dei bilanci di salute, l’obiettivo di garantire un accesso adeguato per i bambini che necessitano di una consultazione pediatrica in caso di patologia acuta, di garantire una presa in carico delle patologie croniche attraverso specifiche consultazioni periodiche e la gestione dei rapporti con il livello ospedaliero e i centri specialistici, sono stati in questi anni oggetto di negoziazione e condivisione tra le rappresentanze dei pediatri di famiglia e le direzioni regionali e aziendali, nell’ambito degli Accordi regionali e aziendali.

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Organizzazione della pediatria di famiglia in rapporto allo sviluppo delle Cure Primarie

Per garantire le funzioni richieste il pediatra di famiglia ha la necessità di strutturare una organizzazione della propria attività in modo da garantire nei confronti dei propri assistiti una medicina proattiva, un accesso adeguato alle consulenze telefoniche e alle visite, una presa in carico dei problemi di salute, mantenendo una rete di rapporti con altri professionisti e servizi nell’ambito dell’Assistenza Primaria (Servizi di prevenzione, Consultori familiari, Continuità assistenziale, Assistenza domiciliare), dei servizi specialistici (pediatria ospedaliera, servizi di neuropsichiatria infantile), dei servizi sociali ed educativi.

Dagli anni 2000, anche nella pediatria di famiglia, si sviluppano forme associative con l’obiettivo di migliorare l’organizzazione e l’offerta assistenziale del pediatra di famiglia. Come nella medicina generale, sono previste negli ACN, e vengono attivate per iniziativa dei pediatri, le Forme Associative (Pediatria in associazione, Pediatria in rete, Pediatria di gruppo), secondo livelli crescenti di integrazione, organizzazione e impegno nell’ampliare l’offerta di prestazioni e di raccordo con la rete dei servizi territoriali.

Le Forme Associative, migliorando gli standard strutturali, strumentali e organizzativi, sono finalizzate a:

  • garantire maggiore fruibilità e accessibilità da parte dei cittadini attraverso un’apertura coordinata degli studi dei pediatri lungo l’arco della giornata, con modalità tali da offrire un risposta ad una domanda di prestazioni non rinviabili, al di fuori dell’orario ambulatoriale del proprio pediatra;
  • migliorare la continuità assistenziale, attraverso l’integrazione con i servizi distrettuali e altri livelli di assistenza;
  • Condividere e implementare linee guida diagnostico terapeutiche per le patologie prevalenti e attuare momenti periodici di verifica tra i professionisti.

La Pediatria di gruppo si caratterizza inoltre per la condivisione di spazi ambulatoriali, di supporti tecnologici e strumentali, per l’utilizzo comune di eventuale personale di segreteria e infermieristico, per la gestione della scheda sanitaria su supporto informatico con la messa in rete degli ambulatori.

L’ACN del 2005 ha demandato al livello di contrattazione regionale la definizione di specifici impegni per le forme associative, in rapporto alla programmazione regionale.

Nel 2012 i pediatri coinvolti in una forma associativa erano il 70%.

Non sono disponibili dati complessivi che esprimano una valutazione dell’impatto delle forme organizzative della pediatria di famiglia sulla qualità delle cure; i dati riferiti ad alcuni contesti territoriali evidenziano che la pediatria in associazione non sembra influenzare in modo significativo il tasso di accesso in pronto soccorso e i tassi di ricovero ospedaliero.

Un nuovo impulso allo sviluppo organizzativo della pediatria di famiglia è venuto dalla legge 189/2012 che ha fornito indicazioni alle Regioni per riorganizzare l’area delle Cure Primarie secondo modalità operative che prevedono:

  • forme organizzative mono professionali, denominate Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT), che condividono in forma strutturata obiettivi, percorsi assistenziali e linee guida, strumenti di valutazione della qualità;
  • Forme organizzative multi professionali, denominate Unità Complesse di Cure Primarie (UCCP), che prevedono il coordinamento e l’integrazione dei medici convenzionati (medici di medicina generale, pediatri di famiglia, specialisti ambulatoriali) con altre professionalità sanitarie e sociosanitarie (infermieri, ostetriche, terapisti della riabilitazione, operatori psico sociali).

Il Patto per la salute 2014/2016, in attuazione a quanto previsto dalla legge 189/2012, prevede che le Regioni istituiscano le Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) e le Unità Complesse di Cure Primarie, quali forme organizzative convenzionate integrate con personale dipendente del SSN per l’erogazione delle Cure Primarie, con i seguenti compiti:

  • assicurare l’erogazione delle prestazioni territoriali (medicina generale, assistenza infermieristica, attività territoriale ambulatoriale e domiciliare, attività specialistica, servizi di supporto);
  • garantire l’accessibilità all’assistenza territoriale lungo tutto l’arco della giornata per tutti i giorni della settimana;
  • garantire la continuità dell’assistenza prevedendo l’applicazione di percorsi assistenziali condivisi e l’integrazione informativa tra le AFT/UCCP e la rete distrettuale e ospedaliera.

L’Atto di indirizzo 2016 Regioni–Sanità fornisce indicazioni per l’aggiornamento degli ACN per la medicina convenzionata, finalizzati alla realizzazione del modello assistenziale delineato dalla legge 189/2012, prevedendo che i pediatri aggregati nelle AFT assicurino l’equità di accesso e la continuità assistenziale, articolando l’apertura degli studi dalle ore 8 alle ore 20 dei giorni feriali dal lunedì al venerdì. La continuità assistenziale nelle ore serali e nei giorni di sabato e festivi sarebbe assicurata dai medici delle Cure Primarie a rapporto orario, nell’ambito dell’organizzazione distrettuale.

Lo stesso Atto di indirizzo prevede che le AFT della pediatria devono essere impegnate in particolare nelle attività di sostegno alla genitorialità, di prevenzione, di diagnosi precoce e gestione dei percorsi delle patologie croniche, anche coordinandosi con le AFT della medicina generale.

Si pone quindi la necessità di rendere il modello assistenziale della pediatria di famiglia coerente con il nuovo quadro organizzativo delle Cure Primarie, cogliendo l’occasione per migliorare l’offerta di assistenza pediatrica e i processi di integrazione nella rete di offerta territoriale.

I dati epidemiologici e le evidenze di indagini valutative effettuate a livello locale segnalano due aree di disallineamento tra domanda e offerta in ambito pediatrico:

  • l’accesso all’assistenza in caso di bisogno (visite mediche ambulatoriali e domiciliari)
  • la presa in carico e la continuità assistenziale a livello territoriale e tra territorio e ospedale per i minori che presentano bisogni complessi.

Negli ultimi decenni, i cambiamenti demografici, sociali ed epidemiologici, hanno portato ad un aumento delle attese di salute della popolazione e delle domande di intervento ai servizi sanitari. In ambito pediatrico in particolare, le aspettative di salute e le ansie dei genitori per la salute dei propri figli hanno aumentato la domanda di accedere con urgenza ad una consulenza sanitaria anche per condizioni di malessere e/o malattia comunemente gestibili in ambito familiare, o per le quali sarebbe comunque possibile differire il ricorso ad una valutazione sanitaria. L’accesso al pronto soccorso ospedaliero diventa spesso la strada per cercare una risposta in tempi rapidi, in un contesto ritenuto affidabile e sicuro, rispetto alla consultazione del proprio pediatra limitata a determinate fasce orarie della giornata.

È evidente come, accanto ad un rinforzo della relazione pediatra di famiglia/genitori, accompagnata ad una corretta informazione ed educazione sanitaria sulla gestione delle patologie più comuni dell’infanzia, sia importante assicurare, attraverso le nuove forme organizzative, un accesso alla consultazione pediatrica lungo tutto l’arco della giornata tutti i giorni della settimana, dando ai genitori la certezza e la sicurezza di fornire una risposta al loro problema.

La possibilità e la capacità del pediatra di famiglia di affrontare e prendere in carico minori con bisogni sanitari e socio sanitari complessi, rappresentati dalle patologie croniche, dalle disabilità fisiche e psico-intellettive, dalle condizioni di fragilità socio ambientale, dipende dai processi di collaborazione e integrazione sviluppati con reparti ospedalieri e centri specialistici, con i servizi di neuropsichiatria infantile, con i servizi socio sanitari e sociali.

In un quadro in cui attualmente prevale una frammentazione di competenze e servizi, tali processi non sono scontati, per la difficoltà a fare interagire livelli di cura e culture professionali diverse.

Si tratta di riconoscere da parte di tutti gli attori coinvolti nei percorsi di diagnosi, cura e assistenza l’importanza, al di là delle specifiche prestazioni, di assicurare al minore e alla famiglia la presa in carico con continuità del loro problema, attraverso la condivisione dei percorsi e un sistema di relazioni che responsabilizzi il ruolo della famiglia e riconosca nel pediatra di famiglia il professionista di riferimento nell’ambito della rete dei servizi.

Per qualificare in tal senso il proprio ruolo nell’ambito della rete dei servizi sanitari e socio sanitari l’impegno richiesto ai pediatri di famiglia è di garantire:

  • una relazione stabile con i genitori per la presa in carico del bambino e l’accompagnamento lungo il suo percorso di diagnosi, cura e assistenza;
  • la presa in carico delle condizioni patologiche croniche gestibili direttamente dal pediatra, secondo percorsi condivisi a livello di azienda sanitaria locale;
  • la collaborazione ai centri specialistici di riferimento nella definizione e attuazione di specifici piani assistenziali per i minori con patologie croniche impegnative;
  • la condivisione con i servizi di neuropsichiatria infantile e i servizi socio sanitari territoriali dei percorsi di diagnosi cura e assistenza per i principali problemi di salute mentale, in cui definire il ruolo, la responsabilità e le modalità di interazione dei diversi professionisti coinvolti.

La piena valorizzazione della figura del pediatra di famiglia nell’ambito della rete di offerta territoriale richiede l’impegno del medico di Sanità Pubblica con funzioni di programmazione e organizzazione dei servizi territoriali e nello specifico dell’Assistenza Primaria.

Utilizzando le proprie competenze professionali nel management dei servizi sanitari, il medico di Sanità Pubblica ha la funzione di:

  • promuovere lo sviluppo di nuove modalità organizzative della pediatria di famiglia, coerenti con la costituzione delle AFT e UCCP e con il contesto della rete di offerta locale;
  • coinvolgere i rappresentanti delle forme organizzative dei pediatri nei processi di programmazione e organizzazione della rete di offerta territoriale;
  • promuovere la collaborazione tra le forme organizzative della pediatria di famiglia e i servizi di prevenzione;
  • promuovere la definizione di percorsi di diagnosi, cura e assistenza condivisi tra i diversi professionisti e livelli di cura, le relative procedure e sistemi di relazione, per garantire la presa in carico e la continuità assistenziale per i minori con patologie croniche e situazioni socio sanitarie complesse.

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Acronimi

  • ACN:    Accordo Collettivo Nazionale
  • AFT:     Aggregazioni Funzionali Territoriali
  • PDF:    Pediatra Di Famiglia
  • PLS:     Pediatra di Libera Scelta
  • SSN:    Servizio Sanitario Nazionale
  • UCCP: Unità Complessa di Cure Primarie

Bibliografia

  • “Accordo Collettivo Nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici Pediatri di libera scelta: 2006 – 2009”, Anno 2009
  • AA.VV. “Coordinate dell’Assistenza primaria”, Prospettive Sociali e Sanitarie, Marzo 2013
  • Altroconsumo “Pediatra come sceglierlo” giugno 2016
  • Associazione Culturale Pediatri “La salute dei Bambini in Italia. Dove va la Pediatria ?”, Giugno 2014
  • Comitato di Settore Regioni – Sanità “ Atto di indirizzo per la medicina convenzionata, febbraio 2014”, “Documento integrativo all’Atto di indirizzo, aprile 2016”
  • Conferenza Permanente per i Rapporti tra lo Stato e le Regioni “Patto per la Salute 2014 -2016”
  • F. Zanetto “Il ruolo del pediatra di famiglia nella promozione della salute mentale e nella prevenzione dei disturbi neuropsichiatrici”, in La continuità del percorso dell’assistito tra Cure Primarie cure specialistiche Prospettive Sociali e Sanitarie 2013
  • Gruppo di lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza “ I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – 8° Rapporto 2014 – 2015”
  • Legge 189 / 2012 “Norme per la razionalizzazione dell’attività assistenziale e sanitaria”
  • P. Fantini, L. Luciano “Cure Primarie e assistenza pediatrica”, in Metodologie e Strumenti per la gestione delle Cure Primarie, Maggioli Editore 2012
  • Ministero della Salute “Piano Nazionale Prevenzione 2014 – 2018”
  • Ministero della Salute “Relazione sullo Stato Sanitario del Paese 2012 – 2013”

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